L’Attesa nell’Era di WhatsApp (Tipologia C Esame di Stato)

Millepagine: scrittura creativa firmata Giornalenriques!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Gruppo
    Amministratore

    Group
    Administrator
    Posts
    139
    Mi piace
    +10

    Status
    Offline
    “Non sappiamo più attendere”. Così esordisce Marco Belpoliti all’inizio del proprio articolo. Nell’era di WhatsApp è diventato tutto istantaneo, “in tempo reale”. Si potrebbe allora affermare che la capacità di saper attendere sia al giorno d’oggi divenuta “patrimonio dell’umanità”. Ironie a parte, qualcuno potrebbe contestare la validità di questa affermazione, controbattendo che tutti i giorni “si aspetta”: il treno alla stazione, il bus alla fermata, l’aereo all’aeroporto, l’apertura dell’ingresso di scuola, ecc… Tralasciando il fatto che se si verificasse un ritardo - ad esempio - in uno dei casi precedentemente elencati, il nervosismo la farebbe da padrone, forse l’autore dell’articolo intende un altro “saper attendere”, un “saper attendere” più profondo, più “filosofico”. Una capacità di attendere nella vita dei risultati, il raggiungimento degli obiettivi che ci si pone. A parer mio, non si intende nemmeno l’arte sere un risultato nel contesto strettamente scolastico-lavorativo, perché lì il tempo per raggiungere l’obiettivo è prestabilito e scandito. Secondo me si intende il saper attendere l’arrivo dei risultati rispetto a degli obiettivi che ci siamo posti autonomamente. Un saper aspettare “non materiale”, un po’ come quello dei recanatesi descritti da Leopardi, che lavorano durante la settimana in paziente attesa dell’arrivo del giorno di festa: la domenica. Dunque, quando ci si pone un obiettivo, si tende ad aspettarci l’arrivo dei risultati in poco tempo, se non addirittura subito, immediatamente. E qualora i risultati, apparentemente, non arrivino in un tempo relativamente breve, si tende ad impanicarci. Per descrivere questo caso, faccio riferimento alla battaglia che ho affrontato contro il bullismo che ho subito a scuola: nel corso di questi anni ho parlato con amici e docenti delle angherie che il bullo mi ha inflitto, nella speranza che i miei compagni smettessero di dare credito al tirannello della classe, ma anche che l’Istituto prendesse dei provvedimenti nei confronti dell’autore delle angherie che ho dovuto subire. Se per quanto riguarda i miei compagni di classe qualche risultato (anche grazie ai miei amici) l’ho ottenuto, per quanto riguarda i provvedimenti, nessuna notizia: bullo è rimasto impunito (ed elogiato!). Inizialmente ho provato molto sconforto e rabbia, e solo dopo ho pensato che, forse, non è alle scuole superiori che questa persona pagherà care le malefatte che ha perpetrato. Insomma, rimane però che ho visto la mia attesa tradotta in tempo sprecato. Un’esperienza invece positiva con “l’attesa” è nella mia “carriera” nella politica studentesca: quando mi sono candidato Rappresentante nel Consiglio d’Istituto e nel Consiglio Comunale dei Giovani ho incontrato molte difficoltà (avversari che si comportavano in modo scorretto e alcuni compagni di classe che mi facevano pubblicità negativa gratuitamente in primis). Nonostante le difficoltà, sono stato eletto Rappresentante nel Consiglio Comunale dei Giovani e sto riuscendo lentamente a portare avanti il mio programma. Questo perché ho saputo aspettare. Se avessi invece ceduto al volere tutto istantaneamente, molto probabilmente avrei mollato, o comunque avrei concluso poco. Mi fa strano scrivere ciò, perché tendenzialmente sono poco paziente. Concludendo, penso che il “saper attendere” inteso nel suo senso più profondo, oggi più che mai, sia un valore raro e dunque da apprezzare.

    Filippo Grassi



    https://www.giornalenriques.it/millepagine...di_WhatsApp.pdf

    Edited by Giornalenriques - 29/10/2023, 17:16
     
    .
0 replies since 29/10/2023, 12:09   33 views
  Share  
.
Top